Viaggiare in treno: un viaggio nel viaggio

  • Categoria dell'articolo:Riflessioni

Il treno è il mezzo di trasporto che più preferisco: viaggiare in treno mi piace più dell’aereo e più dell’automobile. 

Esercita da sempre un grande fascino su di me. Ricordo che da bambina, alle scuole elementari, invitarono uno psicologo infantile a tastare la nostra personalità in erba, tramite la richiesta di un disegno libero.

Ci lasciarono soli in classe con i nostri pastelli e fogli in bianco. Inutile dire che si sprecarono le varie ballerine, i cieli con due soli, le casette con i tetti impossibili ed intere famigliole disegnate in stile STICKMAN ecc.

Io invece (sono passati trent’anni ma me lo ricordo come se fosse ieri) disegnai un treno a vapore che percorreva una prateria in cui correvano numerosi cavalli.

Che stupore lo psicologo quando vide il mio disegno. Ah!-Esclamò- Tu hai il viaggio dentro! E in più la presenza dei cavalli (altra mia grande passione) che corrono liberi, testimonia la tua nobiltà d’animo.

WOW! Andai a casa tutta impettita con il mio disegno tanto apprezzato dallo psicologo. Siamo soliti conservare tante minchiate nella nostra quotidianità e poi le cose che davvero meritano di essere custodite nel tempo, le gettiamo via.

Quanto vorrei rivedere il mio disegno e tornare con la mente indietro nel tempo!

Ebbene, dicevo, il TRENO. Ogni volta che vedo un treno mi assale la malinconia, una cupa tristezza per non poterci salire a bordo e partire via. Mi è spesso capitato di accompagnare amici/parenti alla stazione: per me è una tragedia!

E non per la partenza del familiare e/o amico di turno. E’ per l’invidia che provo per loro!

Spesso mi ritrovo a fantasticare di entrare in stazione, comprare il biglietto per il primo treno e scappare via. Il mio sogno più grande sarebbe un bel viaggio con l’Orient Express via Transiberiana. Un viaggio di lusso, con il gusto del vintage e del retrò come valore aggiunto (sono anche un’appassionata del genere Steampunk). Il treno mi affascina perché viaggiare in treno è un viaggio nel viaggio, soprattutto sulle lunghe distanze.

Amo quello stato rilassato del cervello in stand-by, mentre godi nel guardare distrattamente il passaggio di paesi e regioni dal finestrino.

Questo stato di grazia generalmente lo potrete raggiungere se SIETE FORTUNATI!

Si perché oggi ormai le Frecce o “Italiota” (come lo chiamo io), con l’alta velocità e, con una linea di binari dedicati che non attraversa più città e centri abitati (il 40 % del percorso è sotto le gallerie), permettono spostamenti veloci a bassissimi costi, e per fortuna!

Ma, per chi ama il viaggio propriamente detto, questo significa una ed una sola cosa: scocciature, nervosismi e fegati che cantano lacrime napoletane. Nei miei ultimi viaggi in treno, ho veramente incontrato e sopportato di tutto. A partire dai noiosissimi rumori prodotti dagli smartphone (notifiche, giochi, telefonate ad alta voce ecc), alle persone esaurite e maleducate che ti catturano con la storia di tutta la loro vita.

Per non parlare della categoria degli INQUISITOR che, dapprima ti fanno una TAC squadrandoti con il loro scanner incorporato, e poi cominciano a farti il terzo grado: “Ma tu di dove sei” “E cosa fai nella vita?” “Figli?”. Ma fatevi i cacchi vostri e fatemi godere il mio viaggio.

Ma la categoria che preferisco è quella dei BAMBINI molesti. Quelli proprio non li reggo. E’ una maledizione: in ogni viaggio che ho affrontato in treno, nella mia carrozza di turno, era sempre presente di DEFAULT il bambino scassacazzi.

Ma li date in omaggio con il biglietto?!

L’ultimo bambino, si chiamava Tommaso: tornavamo da Bolzano e la madre lo riprendeva in continuazione a causa dei rumorosi e molesti capricci. Giuro! Ad un certo punto la mamma gli esclama:

“Tommaso, guarda che viene l’aquila, spacca il vetro, TI PRENDE e ti porta VIA!”

C’è stata una risata generale in tutta la carrozza e, ad ogni nuovo capriccio piagnucoloso del bambino, esclamavamo tutti in coro: “Tommaso, l’AQUILA!”.

Invece recentemente, tornando verso Sud da Genova con un FrecciaBianca, ci ritroviamo in una carrozza interamente “abitata” da un gruppo di turisti arabi. Mioddio quante valigie! A parte che erano di una maleducazione davvero sfacciata. Erano i padroni!

Molti di loro si sono tolti scarpe e calzini, poggiando i piedi nudi sulle poltrone. Valigie e valigie dappertutto, anche davanti ai bagni! Quando è passato il controllore non ha potuto neanche fare altro che spallucce rassegnate.

Ad un certo punto hanno tirato fuori pacchi enormi di semi di zucca, a quanto pare il loro snack usuale!

E’ stato un tripudio di rumori, di “ciancicamenti” a bocche aperte e di monnezza per terra. Si alzavano, parlavano di continuo ad alta voce e, inutile dirlo, il wc era perennemente occupato.

Le donne sfoggiavano vestiti costosissimi e gli uomini ridevano e scherzavano riguardando le foto sulle loro reflex milionarie. Uno di loro ha estratto dalla borsa una penna Mont Blanc sciccosa, solo per grattarsi la testa!

Erano davvero tantissimi, tutta la carrozza a parte noi! Per fortuna dovevamo cambiare a Roma. Abbiamo fatto letteralmente Genova-Roma sfiniti da un chiasso in arabo. Ci siamo alzati dai nostri posti quasi tre quarti d’ora prima di raggiungere Roma Termini, restando in piedi per tutto quel tempo con i nostri bagagli nell’anti-carrozza.

In un’altra occasione invece abbiamo assistito al pasteggio di un’anziana suora: la sua giovane accompagnatrice/badante ha tirato fuori da una piccola borsa termica davvero l’impossibile. E mo’ si fermano -pensavamo noi- e invece no: primo, secondo, contorno, frutta e snack. Siamo dovuti scendere per un cambio, ma sono sicura che alla fine del pasto era prevista anche l’ostia.

In un altro viaggio sono riuscita a farmi prendere in giro da un’intera comitiva di operatori dell’UNITALSI. Avevano con loro un trasportino per gatti. Lo poggiano delicatamente sulla rastrelliera sopra di noi insieme agli altri bagagli, raccomandandosi di dare, di tanto in tanto, un’occhiata ai GATTINI.

Oddio, dei gatti in treno, chiusi e stretti nel trasportino in un piccolo e inclinato vano traballante: feci tutto il viaggio in ansia.

A Firenze salgono altri passeggeri. Uno di loro, per fare spazio al suo zaino, sposta il trasportino con molta incuranza e indelicatezza.

Ohh i GATTINI! Esclamo io!

Il gruppo dell’Unitalsi mi guarda e scoppia a ridere di gusto!

Tranquilla -mi fanno- non sono gattini ma le nostre radioline che chiamiamo affettuosamente così!

Sconto il mio quarto d’ora di vergogna e continuo il viaggio ad occhi bassi…

Un capitolo a parte invece, lo merita il personale di bordo (steward, controllori, addetti alla pulizia ecc). Una volta all’altezza di Verona, dei signori di fianco si lamentavano della scomodità dei sedili, in quanto la pulsantiera dello schienale reclinabile era bloccata.
Il controllore raccolse la lamentela e, dopo un po’, arrivò una tipa che somigliava tantissimo a Brienne di Tarth (Game Of Thrones).
Alta, bionda e imponente: sembrava una vichinga.
“Signori spostatevi, ci penso io”.
Avete presente le riviste mensili che vi fanno trovare sulle Frecce su ogni sedile?
Ebbene ne prende una, la arrotola e con un gesto furioso la ficca a mo’ di zeppa sotto il sedile sbilenco.
“Ecco, ora è apposto”.
L’anziana coppia si risiede con la coda fra le gambe e senza fiatare, per il timore reverenziale che suscitava quella donna (?).
E pensare che un attimo prima confabulavano (li ho sentiti io stessa) per lamentarsi con l’intenzione di farsi passare in prima classe!

Altro viaggio: in prossimità della stazione di Bologna due controllori con accento del Nord parlottavano fra loro di una pizza buonissima mangiata in una pizzeria di Salerno.

Mentre mi avvicino alle scalette per scendere, scopro che parlavano proprio della pizzeria che frequento abitualmente. Effettivamente ogni volta che ceniamo lì c’è sempre un nutrito gruppo di controllori Trenitalia che mangiano la pizza.
Capito Trenitalia dove vanno i vostri dipendenti?
Peccato che nel frattempo il treno si è fermato e siamo dovuti scendere, altrimenti li avremmo invitati volentieri.

Mi affascina tantissimo il lavoro del controllore: viaggiare in treno per lavoro. Non lo idealizzo affatto ma sarebbe il mio lavoro perfetto.

Ho avuto occasione di viaggiare su numerosissimi treni del Trentino Alto Adige: sono una cosa davvero pazzesca. Salotti di casa! Bagni ampissimi e comodi, cestini con la raccolta differenziata, ordine, pulizia, puntualità e le PRESE SCHUKO! A che servono, per il phon o il ferro da stiro?!

Che sia ad alta velocità, extra-lusso,
regionale e scassato, in ritardo o in perfetto orario, non c’è treno che non prenderei, non importa dove esso sia diretto.

 

orsanelcarro

Daniela, per gli amici Orsa. Per i nemici destrOrsa. Amo esplorare edifici abbandonati e omaggiare monumenti e memoriali di guerra.

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Emozione di un viaggio

    Ciao, ho letto il tuo articolo e in effetti penso che il treno sia un bellissimo mezzo per potersi muovere e scoprire nuovi posti. Oltre che in Italia, ho provato l'emozione del treno in Thailandia … ovviamente i treni non sono i nostri, i passaggi a livello non esistono, ma l'emozione che si prova è fortissima. Ho un bellissimo ricordo di quel viaggio e lo consiglio a tutti. Ciao!

  2. UrsaMinor

    Ciao Andrea benvenuta 😉
    Non faccio mistero di amare la “traversina” più di altri mezzi!
    Ho dato un'occhiata al tuo blog, hai viaggiato tantissimo!
    Ti credo quando dici che il treno in Thailandia ti abbia regalato un'emozione fortissima…un vero e proprio “viaggio nel viaggio”.
    Ed è proprio perchè i treni non sono come i nostri che secondo me hai provato un'emozione autentica!
    Un grosso saluto e grazie per essere passata!
    Daniela

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