Ci sono momenti nella vita in cui siamo chiamati a fare scelte importanti. Cambiare lavoro. Tagliare la frangetta. Prenotare un hotel.
E anche se la terza può sembrare la più innocente, vi assicuro che è la più subdola.
Scegliere l’hotel giusto è un’arte. E come tutte le arti, si affina sbagliando: la stanza sopra al jazz club che smette di suonare alle cinque del mattino, l’ostello con un set porno, la suite con piscina che si rivela una vasca da bagno che non ce l’ha fatta.
Io ho dormito ovunque, anche in un hotel-bettola cinese frequentato da trans brasiliani. Così mi permetto di elargire alcuni consigli – da sopravvissuta – per scegliere l’hotel ideale e non perdere senno e sonno… ma soprattutto la dignità.
Perché scegliere un hotel non è turismo: è strategia militare.
Come scegliere l’hotel ideale – manuale di autodifesa semiseria per viaggiatori svegli (anche alle tre del mattino)
Le stelle
Le stelle sono bugiarde.
Brillano, ma la verità è che sono solo palle di gas che bruciano a milioni di anni luce di distanza. Non servono a orientarsi se il cielo è coperto e per dirla tutta, non hanno mai azzeccato un oroscopo. Figuriamoci una prenotazione.
Pensateci, un due stelle può abbracciarti come una nonna affettuosa e un cinque stelle può avere la freddezza di una banca.
Col tempo ho imparato che il numero di stelle non certifica affatto i servizi presenti in un hotel, ma è un messaggio in codice che va afferrato.
- Una stella: l’hotel c’è. Esiste. C’è un letto, forse una finestra, e di sicuro la rassegnazione. Per me è un test di resistenza psicologica. Ideale se volete ricordarvi perché la vostra vita a casa non è poi così male.
- Due stelle: qui si comincia a flirtare con l’idea di hotel. Qualche comodità base, una doccia che ha opinioni personali su pressione e temperatura. E l’illuminazione dai toni vagamente caravaggeschi. L’arredamento è un commosso omaggio agli anni ’80.
- Tre stelle: la roulette russa. Può essere il piccolo gioiello nascosto oppure una trappola. C’è la SPA, ma non è funzionante. C’è il parcheggio, ma è a pagamento. C’è l’aria condizionata, ma è regolata da un algoritmo sadico. C’è la presa vicino al comodino, ma è posizionata a distanza disumana.
- Quattro stelle: quello che vuole farti credere che va tutto bene. Lenzuola piegate con precisione chirurgica, dispenser del sapone cromati, colazione internazionale che costa quanto un affitto in centro a Milano. Il regno del neutro che non disturba, non sorprende, non sbaglia. Non manca niente, eppure non ricorderete nulla.
- Cinque stelle: lusso, marmo, una quantità imbarazzante di cuscini. Ma zero anima. Il personale è addestrato a sorridere in quattro lingue, ma tu sei preda dell’atroce sensazione di non poter toccare nulla senza guanti bianchi e senso di colpa. È tutto perfetto tranne quella vocina che sussurra: “stai pagando per non sentirti a casa, missione compiuta”.
La posizione
La posizione dell’hotel è una di quelle cose che sulla carta sembrano semplici, ma che nella realtà si giocano tra l’inganno linguistico e la cartografia creativa.
Perché “vicino al centro” può voler dire qualsiasi cosa: a cinque minuti dalla cattedrale oppure a venti minuti dal concetto stesso di civiltà. Per non parlare dei “due passi dal centro” spesso riferiti in verticale, su per scale infinite o mulattiere impervie. Oppure quel rassicurante “immerso nel verde” in realtà è solo il verde di una rotonda.
Col tempo ho imparato a usare Google Maps in modalità investigatore: entro in Street View appostandomi tra bidoni della spazzatura e aiuole scrutando cosa c’è intorno al mio hotel. Un forno, un’edicola, un fioraio? Un bar con anziani che giocano a briscola sul tavolino? Perfetto, quartiere vivo.
Se vedo compro oro, autolavaggi, centri scommesse o palazzi con grate alle finestre, lì c’è il film dell’orrore.
Capitolo a parte per gli hotel ubicati nelle vicinanze della stazione: chiedetevi se volete davvero passare la notte in un mix totale di kebab h24 e saracinesche arrugginite. Sì? Allora preparate le difese.
Letti, tende, Wi-Fi, staff, colazione: i dettagli che contano
Ci sono due tipi di viaggiatori: quelli che basta la combo letto&tetto, e poi ci sono tutti gli altri.
Una stanza d’hotel non deve essere necessariamente imponente e faraonica. Ma deve essere gentile. Con il corpo, con la stanchezza, con la fame di riposo del viaggiatore.
- Il letto: deve stare al centro della stanza. Non in punizione contro il muro. Non ho mai capito perché certi letti d’hotel sembrano concepiti per punire i sogni. Materassi comodi e cuscini non ostili è chiedere troppo? Non è paranoia, è manutenzione del sonno.
- Le tende: quelle che profumano di pino silvestre radioattivo. Sembrano chiuse, ma al primo raggio di sole creano l’effetto faro sul viso della Berlinguer. Personalmente dico no alle tende che non hanno il blackout integrale, quelle che non si chiudono e che mi lasciano esposta ai passanti, ai gatti dei palazzi di fronte o alla mia stessa coscienza.
- La doccia: mi sono imbattuta in docce progettate da chi odia il corpo umano. Getti d’acqua obliqui, turpi creature che risalgono dal sifone, allagamenti previsti già dal regolamento interno. Diciamo insieme BASTA!
- Lo staff: si può perdonare un rubinetto che perde, una camera angusta, ma non un’accoglienza fredda come l’emoji “ok” in risposta a un tuo messaggio di mille caratteri. Ci basta un sorriso autentico, e magari una persona che si ricordi che siete celiaci senza doverlo ripetere in tutte le lingue neolatine.
- Connessione: nel 2025 non avere il Wi-Fi in camera è un diritto negato da denunciare alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Eppure succede. E ancora peggio: “Wi-Fi gratuito solo nelle aree comuni”. Tradotto significa sostare nella hall insieme ad altri disperati che cercano di caricare una foto su Instagram per salvare la dignità digitale.
- Colazione: è il test della verità. La colazione non è solo cibo, è affetto. Una colazione vera è quella che ci consola e ci sussurra: “ce l’hai fatta, sei sopravvissuto alla notte!”. Mai fidarsi dell’espressione “colazione continentale”. Potrebbe voler dire un cornetto secco, un bicchiere d’acqua aromatizzata al caffè e la tristezza servita su piattino. Occhio al succo d’arancia, se arriva da un distributore automatico, allora è una bibita gassata travestita.
- Pulizia: un solo consiglio. Nello zaino un kit per l’esorcismo.
Sicurezza: ovvero l’arte di non dormire col coltellino svizzero sotto al cuscino
Da semiseria a seria: la sicurezza è fondamentale. Un hotel senza reception 24/7, senza chiavi elettroniche o con porte che si chiudono a fatica, è un bel problema. Potrà anche avere il letto perfetto, ma se vi sentite insicuri, non dormirete comunque.
Ecco la mia checklist del viaggiatore prudente (leggi scafato e ancora vivo).
- Porte delle camere: la porta è il vostro confine sacro, difendetelo. Deve chiudersi con un click deciso, non con un “forse”. Se ha ancora la chiave in ottone stile pensione anni ’70, meglio scappare.
- Telecamere di sicurezza? Sì, grazie. Non puntate sulla testata del letto, ma in reception, all’ingresso, nei corridoi. Alleate silenziose e discrete che servono a sapere che esistete. Diffidate se tutto si basa su un superficiale “non abbiamo mai avuto problemi prima d’ora”, prendete nota… c’è sempre la prima volta.
- Accesso alla struttura: se potete entrare senza essere visti da nessuno, anche qualcun altro può. Meglio se c’è una reception vera, e non un foglietto lasciato sul bancone con le istruzioni per il check-in scritto in Sans Serif.
- Piano e posizione: evitate camere al piano terra con finestre che si aprono direttamente sulla strada.
- Illuminazione e corridoi: se la luce lampeggia come in un film di David Lynch, fidatevi del vostro istinto e cercate altrove perché non è un buon segno.
- Sistema antincendio: guardate il soffitto. Se non vedete nemmeno un rilevatore di fumo o una piantina di evacuazione, siete in un episodio live-action di Chi l’ha visto.
Consiglio extra da maniaco prevenuto: portate con voi un fermaporta in gomma. Con due euro potete bloccare la porta della camera senza bisogno di chiodi o incantesimi voodoo.
Consigli per scegliere l’hotel ideale: le recensioni
C’è chi le consulta più del meteo, chi le legge con l’attenzione di un critico letterario. Una volta le recensioni erano la bibbia del viaggiatore, salvo poi scoprire che quel “torneremo sicuramente” era scritto dalla zia del proprietario o da venditori seriali di recensioni false.
Tuttavia ci si può ancora fidare del recensore medio. Come? Cercando l’analisi. Esempio: un “MAI PIÙ” tutto maiuscolo e senza ulteriori dettagli, è solo sfogo.
Al contrario, una recensione con dettagli solo in apparenza inutili, “l’ascensore aveva un profumo rassicurante”, “la receptionist ha prestato l’ombrello a mio figlio” sanno di verità. Se qualcuno si prende la briga di scrivere queste cose, vuol dire che il soggiorno è stato davvero meritorio.
Le frasi in codice: affinate l’arte di leggere tra le righe e attenzione a espressioni come “ambiente adatto a chi si adatta”. Vuol dire semplicemente “portate con voi l’adattatore, la pazienza, il manuale di MacGyver e preparatevi a tutto”. E poi:
- “ambiente familiare” significa che se volete un asciugamano extra occorre bussare alla porta del gestore che sta cenando con la suocera.
- “Rustico” vuol dire che troverete oggetti d’arredo non identificati e centrini ricamati da mani che forse ora riposano sotto terra.
- “Essenziale” significa pareti bianche, una scrivania e silenzio da stanza dell’interrogatorio.
- “Boutique hotel” indica lampade orribili, sedie di design e un costo non a notte, ma al centimetro quadrato.
Le foto: cercate foto caricate dagli ospiti, quelle brutte, con l’orizzonte storto, senza grandangolo e fatte col telefono. È lì che sta la cruda verità. Zoomate, analizzate, interrogate le ombre e chiedete conto alla disposizione degli oggetti.
- Se la stanza sembra grande, ma il letto è messo in diagonale, c’è qualcosa che non quadra (letteralmente).
- Se non si vede neanche uno spigolo di finestra, probabilmente potreste dormire in una stanza senza aria naturale, ma con un’ottima ricezione del Wi-Fi perché sarete praticamente dentro il router.
- Occhio anche ai cuscini sovrapposti artisticamente come torte nuziali, è la classica copertura per letti affossati come vecchi divani da campeggio.
Le risposte del gestore: se ringrazia anche per le critiche, siete in buone mani. Se si infervora tipo la parente zitella al pranzo di Natale, riflettete.
Confrontate, scegliete, ma poi prenotate
Scegliere l’hotel ideale è un atto d’amore verso il nostro io del futuro. Quello che tornerà dal viaggio stanco, con la faccia stravolta e una voglia feroce di buttarsi su un letto che non scricchiola in codice morse.
Eppure l’imprevisto lo accettiamo di buon grado. Perché viaggiare non è forse la ricerca di una deviazione dalla quotidianità? Ma sì, passino anche gli hotel da incubo.
In fondo è questo il bello. L’hotel perfetto esiste solo nei filtri di Instagram.
Quello vero è pieno di materassi che sfidano le leggi della fisica, colazioni non commestibili e piccoli momenti di meraviglia imprevista: una risata con il receptionist alle 2 di notte, un bar sotto l’hotel che fa il miglior espresso della tua vita, una doccia calda dopo ore di pioggia orizzontale.
E se proprio è male pazienza, avremo un’altra storia da raccontare.
Come sono stati i vostri soggiorni: memorabili o da rimuovere con la terapia?
Post lungo ma decisamente gustoso e utile.
Complimenti per la trasmissione
hhahahahahaah vero, hai ragione sono troppo prolissa. Menomale che pubblico una volta ogni morte di p… no non è il caso di usare quest’affermazione proprio oggi, sono una brutta persona 😛
Ti ringrazio per esserti fermato a leggere e ad apprezzare 🙂
Apprezzo molto l’ironia che semini abbondantemente
Grazie 🙂
Orsa strikes back! È sempre un piacere leggerti ma ci sono certi articoli in cui mi fai sganasciare dalle risate!
Contenta di sapere di non essere l’unica a fare indagini investigative prima di prenotare un hotel. Incrocio recensioni, foto, ubicazione, colazione (anche lo stomaco va in vacanza). Sai che ora prenoto prima gli hotel e poi il volo?Credo di essere giunta ad un’età in cui non mi voglio più accontentare. D’altra parte ho dato alle cimici (hostal a Madrid), che mi sono costate valigia e forme di disinfestazione di cui avrei voluto fare a meno, e alle blatte (Gerusalemme e Catania). Di una cosa sono certa, non lascerò mai più scegliere un hotel a un uomo (non me ne vogliano i tuoi lettori), perché non ha i miei stessi standard qualitativi (a loro devo gli hotel con le blatte).
Se penso a 2 esperienze agli opposti, cimici e blatte a parte, mi vengono in mente il 4 stelle a Varsavia con i receptionist con la scopa in ehm ehm, che persino davanti a un “il mio compagno soffre di claustrofobia”, non ci hanno permesso di accedere al piano attraverso le scale e il 4 stelle, ultimo, a Istanbul con una dolce e estroversa receptionist che mi ha dato tante dritte sulla Istanbul asiatica e che ogni volta che tornavo mi chiedeva cosa avessi visitato di bello.
Bisogna ammettere però che gli hotel da incubo ti permettono poi di raccontare storie esilaranti 😀
Sono contenta di sapere che non sono l’unica maniaca che si trasforma in un segugio investigativo prima di cliccare su prenota. Hai assolutamente ragione, si arriva a un punto della vita, che definirei “l’età della saggezza selettiva”, in cui l’accontentarsi non è più un’opzione. Prima l’hotel, poi il volo: non ci avevo mai pensato, è una strategia che vorrei mettere in pratica per il prossimo viaggio.
Cimici e blatte… mamma mia, mi hai fatto venire i brividi misti a prurito! E trovo sacrosanto il veto assoluto agli uomini nella scelta dell’alloggio, ora ci beccheremo delle blogger sessiste! 😛
Le tue due esperienze agli antipodi sono perfette, incarnano lo spirito del post! Certi receptionist non hanno neanche un neurone empatico, salvo poi imbattersi nella dolcezza della receptionist di Istanbul, un vero raggio di sole che immagino ti abbia fatto amare ancora di più quella parte di città.
E hai ragione anche sugli hotel da incubo: una miniera d’oro di aneddoti esilaranti. Certo, sul momento vorresti solo teletrasportarti a casa, ma col senno di poi diventano quelle storie che tiri fuori durante le cene con gli amici, tra una risata e l’altra.
Simona, grazie per aver letto e condiviso le tue disavventure (e la tua dritta in fatto di prenotazioni)! 🙂
È una lista che dovremmo stampare e poi affiggere a ogni albergo segnando con una croce le cose positive (ma non durerà molto negli alberghi). Però può essere utile a chi, come te, ha un blog sui viaggi.
Io non ricordo se ho avuto grandi problemi negli alberghi, ma negli ultimi viaggi sono stato in campeggio: spartano, economico e più affidabile 😀
Se i gestori degli hotel leggessero quanto ho scritto… la mia foto segnaletica affliggerebbero, altro che la lista 😛 Non so se alla mia età reggerei ancora un viaggio in tenda: non per l’assenza di comodità quanto per il terrore di finire in un sacco nero fatta a pezzi. E non mi si può dire di aver visto troppi film horror, basta sintonizzarsi quotidianamente sui TG. Parlo così perché intendo il viaggio in tenda in libertà, non nelle aree dei campeggi. Grazie per aver letto e apprezzato questa guida semiseria 😉
In tanti anni, ho collezionato esperienze di ogni tipo. Posti in cui al mattino c’era il phon in camera e alla sera non c’era più perché “serviva agli ospiti della suite, posti in cui insieme alla chiave veniva fornito un lucchetto perché “non si sa mai”, posti dove chiaramente la padrona del B&B aveva curiosato nelle nostre valigie… Ma dagli errori si impara e da allora di esperienze simili non ce ne sono più state. Ma la fregatura è sempre dietro l’angolo o meglio dietro la porta della stanza! Per questo la scelta dell’hotel per me è sempre un processo lungo e laborioso. Leggo le recensioni partendo da quelle negative, guardo tutte le foto e come te uso street view per capire cosa c’è nei dintorni e come è il percorso fino “al centro”. Comunque sono un po’ in ansia per il prossimo albergo che ho prenotato perché non c’era molta scelta e mi sono dovuta accontentare… Le stanze sono descritte come “classiche ed eleganti”, speriamo solo che non fossero di moda ai tempi della rivoluzione industriale
Nooo il phon condiviso con la suite è da pezzenti 😛 Anche a me è capitato che frugassero nello zaino, addirittura mi hanno aperto e utilizzato la crema idratante per il viso (me ne sono accorta perché c’era una vistosa ditata mancante). Dai che andrà benissimo, anche se “classica elegante” sa di dress-code per una serata formale hahhahahah. E per associazione di idee non posso non andare col pensiero alle memorabili, classiche ed eleganti presenziate del tuo ex boss 😀 Grazie come sempre per la tua di presenza! 🙂
Bhè anch’io prima di prenotare un hotel tiro fuori il mio carattere investigativo, incrocio commenti, recensioni, foto, posizione, guardando su più siti; effettivamente l’esperienza ti forgia.
Tra le decine di viaggi e prenotazioni, posso ricordare una delle esperienze più “brutte” tra l’altro di un hotel non prenotato da me, bensì dal mio compagno di viaggio, mahh la scelta è ricaduta mi ricordo per il prezzo (dieci euro a notte) a Bratislava circa vent’anni fà, un hotel stile anni ’70, moquette a terra, quando camminavi sentivi scricchiolare come se il pavimento fosse di legno, uscivano blatte da sotto la moquette, nei corridoi luci soffuse stile “shining”!!!
10 euro a notte è un prezzo che promette già i brividi, e vista la tariffa irrisoria le blatte sotto la moquette erano praticamente in omaggio! Tuttavia sei sopravvissuto e ora più raccontarlo ridendo! 😀
Ma d’altronde è da esperienze così che nasce il vero spirito da viaggiatore esperto: quello che oggi legge le recensioni tra le righe come un crittografo della CIA. L’esperienza (soprattutto quella punitiva) forgia eccome! 😉
Ecco, avrei dovuto metterlo in cima alla lista dei consigli: mai lasciare la scelta dell’hotel al compagno di viaggio.
Altro che agenzia, ci vorrebbe la scientifica prima di prenotare 😛 Grazie per essere passato!