Cosa vedere a Padula in un giorno all’insegna dell’orgoglio Italiano

Cosa vedere a Padula in un giorno
Che luogo fantastico il Cilento, terra di tradizioni, paesaggi, buon cibo, bella gente.
Ma c’è un motivo in più per inserirlo in un itinerario di viaggio: l’orgoglio, il patriottismo e il senso di appartenenza a un Paese che, nonostante sia affetto da una forma acuta e mortale di tafazzismo, resta sempre il Paese più bello e invidiato del mondo.

Ecco cosa vedere a Padula in un giorno.

La casa museo di Joe Petrosino

Casa museo Joe Petrosino Padula

Scelgo volutamente di non menzionare per prima la Certosa, purtroppo per tanti la sola motivazione per recarsi a Padula. Vorrei invece celebrare la figura di un grande poliziotto italoamericano che, con il suo umano sacrificio, ha demolito quell’odioso stereotipo che vuole gli italiani esportatori di mafia e malavita.

Siamo nella New York di inizio Novecento, la NY di Little Italy, dei gangster, del proibizionismo, dei tavoli da gioco d’azzardo e degli affumicati speakeasy nei quali scorrevano fiumi di alcol di contrabbando.
Questa è la New York degli italiani meridionali brutti sporchi e cattivi, quelli che praticano estorsioni, omicidi, quelli che firmano i loro malaffari con il disegno di una Mano Nera.
Ma c’è un’altra parte di popolo italico che non ha esportato solo racket e miseria: nel mezzo milione di italiani presenti a NY c’era anche tanta gente onesta che dall’Italia ha portato con sé dignità, orgoglio, fierezza e soprattutto voglia di lavorare.

Giuseppe Petrosino, detto Joe, era uno di loro, un italiano nato a Padula.
Basso, tarchiato e molto taciturno, Joe faceva lo spazzino per il Dipartimento di polizia. È stata proprio la sua italianità, così contrastante rispetto alle fattezze dei poliziotti irlandesi, a permettere a Joe di essere arruolato dapprima come infiltrato, poi come poliziotto.

Joe si scopre essere un abile segugio: tra arresti (oltre 500) e duri colpi alla Mano Nera, l’italianuzzo viene presto promosso a tenente. Le sue intuizioni sono giuste, i suoi metodi innovativi funzionano, risolve casi e stana pericolosi boss del pizzo.
Addirittura salva da un attentato Enrico Caruso, in quel di New York per una tournée, scoprendo e disinnescando una bomba a orologeria piazzata nell’auto del tenore.

L’Italian Squad

Joe Petrosino casa museo Padula

È grazie a Joe che nasce l’Italian Branch, una sorta di embrionale pool antimafia, composto da soli poliziotti italoamericani.
Insomma tutti ne parlano, tutti lo elogiano e additano a modello, compreso il presidente Roosevelt.
Con divisa, pistola e distintivo, Joe Petrosino è il miglior poliziotto d’America, l’uomo che ha sfidato la Mano Nera, l’organizzazione criminale che anni più tardi verrà chiamata mafia.

Ma una cosa è chiara a Joe: la criminalità italiana va combattuta alle radici. Così salpa in incognito per l’Italia, destinazione Palermo, per investigare su alcuni traffici di dollari falsi.
Purtroppo, esattamente come nei film, una spia nel Dipartimento informa la Mano Nera della sua presenza per la Sicilia. E così Petrosino viene freddato nella sua Italia con quattro colpi di rivoltella sul selciato di Piazza Marina a Palermo.

Qui finisce la vita del poliziotto italiano basso e tarchiato, e comincia la leggenda di Joe Petrosino.
La sua salma sfilerà sulla Quinta Strada di New York, accompagnata da interi reparti di polizia, davanti a una folla di 250 mila persone. Sarà il funerale più imponente che New York abbia mai visto.

Funerale Joe Petrosino New York

Nel 2014 la D.I.A. di Palermo, durante un’intercettazione telefonica, s’imbatte nella dichiarazione di un tale picciotto che si vantava di avere tra i suoi avi uno zio che, molti anni addietro, fu l’esecutore materiale della morte di Joe Petrosino.
Le indagini successive portarono a chiudere e archiviare il caso Petrosino. Oltre un secolo dopo la sua morte!

Dal Cilento alla New York del Proibizionismo

Le gesta di questo incorruttibile poliziotto vengono raccontate nella sua casa museo da Nino Melito Petrosino, l’ultimo pronipote vivente di Joe, la cui squisita arte oratoria mi ha catapultata nella NY dei ruggenti anni Venti.
La casa natale di Joe Petrosino stilla ideali di giustizia anche nell’angolo più buio, ed è piena di oggetti originali d’epoca, ognuno con una storia particolare da raccontare.

Ubicata nel centro storico di Padula, è da visitare assolutamente per omaggiare un eroe che rende orgogliosi e fieri di essere italiani.

Eran Trecento… Il Sacrario Militare di Pisacane

Sacrario Militare dei Trecento Padula

Dai banchi di scuola alla solennità di un piccolo e sobrio Sacrario.
La Spigolatrice di Sapri l’abbiamo imparata tutti a memoria alle elementari. Tutti ricordiamo quel Eran Trecento, eran giovani e forti, e sono morti.
Sono morti a tradimento e in modo ignobile, e ora i loro resti riposano qui, in questo luogo sacro che trasuda storia, ideali e sacrificio.

L’espressione “se siete di passaggio” spesso associata ai Sacrari Militari, mi fa imbestialire. Come si può liquidare un luogo sacro così? Bisogna andarci di proposito invece. Per apprendere la storia, e soprattutto per rendere omaggio a chi si è sacrificato per l’Unità del nostro Paese.

Padula Sacrario dei Trecento

La nostra è l’epoca delle coscienze dormienti, dell’ignoranza politica e dei litigi sui social. L’ideologia si condanna per sentito dire, i tuttologi e gli accademici del Twitter sono sempre pronti a calare la scure della retorica iconoclasta senza neanche conoscere la storia.

Il popolo italiano ha avuto poche occasioni per riscattare la propria libertà, e quelle poche non vanno mai dimenticate, d’altronde viviamo in una triste epoca storica in cui si succedono continuamente governanti che neanche abbiamo avuto il piacere di votare. Quale occasione migliore di una visita a un Sacrario Militare per risvegliare le coscienze patriottiche?

Anche perché dubito che la Spigolatrice di Sapri si studi ancora a scuola. Che poi, chissà perché, gli eroi del Risorgimento sono sempre dimenticati, eppure sono morti ugualmente per un ideale di libertà, non differiscono dai tanto celebrati martiri della resistenza, dai martiri americani liberatori, o dagli eroi epici quali gli omonimi “colleghi” Trecento spartani.

Caduti della Spedizione di Sapri nel Sacrario di Padula

Pisacane e i suoi si sono immolati per unire il meridione borbonico al settentrione piemontese: il piano era di sbarcare a Sapri per fomentare una rivoluzione contro la dominazione borbonica, ma ad attenderli a tradimento trovarono contadini e popolani armati di falci e forconi. Fu un massacro di una violenza inaudita.

Le autorità borboniche avevano avvertito la popolazione descrivendo i Trecento mazziniani come una banda di pericolosi ergastolani e delinquenti evasi dall’isola di Ponza. La missione fallì, e la sfortunata spedizione fu resa immortale dai versi della Spigolatrice di Sapri.
Per fortuna qualche anno dopo ci pensò Garibaldi a finire il lavoro.

L’Italia agli Italiani

Gli Italiani per essa

Spedizione di Sapri Pisacane parola d'ordine

Questa era la celebre frase utilizzata come parola d’ordine durante la missione. Il visitatore la troverà incisa nel marmo sul muro all’ingresso del Sacrario. Lungo il corridoio, su tavole di pietra padulese, i nomi dei Trecento Caduti.

Sacrario dei Trecento Padula

I resti dei combattenti sono conservati in teche di vetro nella piccola stanza di forma circolare in fondo al corridoio. L’ingresso nel Sacrario è gratuito, a discrezione del visitatore è possibile inserire una moneta da 1 Euro per accendere i faretti nella sala delle spoglie dei Caduti.
Faretti… io gli accenderei la luce eterna!

Cosa vedere a Padula in un giorno: la Certosa di San Lorenzo

Certosa San Lorenzo Padula

La Certosa di Padula è un luogo dalla potente atmosfera mistica. Non occorre spendere tante parole per la sua grandiosità, ci ha già pensato Alberto Angela in una puntata di Meraviglie d’Italia.

Pertanto lascio parlare le linee barocche, i cori lignei intarsiati, le raffinate decorazioni dei pavimenti e delle maioliche, le logge e lo scalone Vanvitelliano.
Lascio parlare l’orgoglio italiano.

🇮🇹

orsanelcarro

Daniela, per gli amici Orsa. Per i nemici destrOrsa. Amo esplorare edifici abbandonati e omaggiare monumenti e memoriali di guerra.

Questo articolo ha 14 commenti

  1. Questa è l’Italia che mi piace! Non è solo un delitto di mafia, quello di Petrosino; una presenza scomoda che intralciava gli affari illeciti da eliminare assolutamente. Rappresenta, a mio avviso, il tradimento del suo stesso Paese. Il tradimento di altri italiani che con le proprie mani hanno ucciso un loro paesano. Un delitto infame come infame è stata la strage dei trecento. Italiani che uccidono altri italiani. Uno poi ci pensa… ma è valsa la pena lottare per questo Paese, ne vale ancora la pena? Per me sì. Luoghi come questi andrebbero reclamizzati e fatti conoscere a tutti quelli che denigrano il Bel Paese. Brava Dany e grazie per aver portato alla luce questo spaccato della nostra storia. PS Se un giorno mi fermerò a Padula, andrò a vedere anche la Certosa

    1. orsanelcarro

      Sempre interessanti gli spunti di riflessione che offri, Fausto. È proprio vero, chissà se Borsellino e Falcone rifarebbero esattamente le stesse scelte? Quanto a tradimenti e intrallazzi di italiani ai danni di altri italiani, penso che questo Paese ne sia un generatore infinito. Non so se sei pratico del linguaggio del vecchio sistema operativo MS-DOS, ecco io vorrei tanto poter digitare format C:/s una bella formattazione profonda e senza possibilità di conferma da parte dell’utente 😛 Io segretamente ci spero in un attaccamento maggiore delle generazioni future al Tricolore, è difficile ma non è impossibile!
      Se dovessi programmare una visita nella casa museo di Joe accertati della presenza del nipote, spesso è in giro per convegni in tutto il mondo perché all’estero la figura di Petrosino è molto nota e apprezzata… proprio come da noi 😉 E non perderti la Locanda dei Trecento proprio accanto al Sacrario, è passato molto tempo, ma quell’assaggio di primi piatti cilentani me li sogno ancora! 😀
      Grazie, come sempre! 🙂

        1. orsanelcarro

          E purtroppo si è portato via solo la brava gente 🙁

  2. Non conoscevo la storia di Joe: un eroe forse poco conosciuto e celebrato ma non meno meritevole di altri. E ha anche contribuito a sfatare questo mito che purtroppo ancora oggi è molto diffuso all’estero: italiani pasta pizza mafia (non molti anni fa un tassista di San Francisco mi ha rivolto queste parole dopo aver capito che sono italiana).
    Verissimo anche quello che dici dei social e di come siano purtroppo diventati un mezzo che premette a tutti di dire la loro, in qualunque circostanza.
    Devo assolutamente ripassare la storia del Risorgimento perché sono molto debole su questo argomento!

    1. orsanelcarro

      È una storia neanche tanto lontana, e tu da piemontese sei fortunata a poterla approfondire anche sul posto, io ancora lo rimpiango il museo del Risorgimento durante la mia fuga di qualche ora a Torino! 🙂 Io non li ho mai guardati, ma so che su Joe ci hanno girato una fiction italiana e un film con Di Caprio proprio nel ruolo di Petrosino. Invece la Spigolatrice di Sapri lo scorso anno è balzata in cima alle tendenze social per via della solita polemica sessista: l’amministrazione ha fatto collocare sul lungomare di Sapri una statua in bronzo della spigolatrice con un lato B un po’ troppo prorompente.
      Ma che simpaticone il tassista, ci mancava solo che intonasse that’s amore… 😛
      Grazie Silvia!

  3. Sono stata a Padula almeno due decenni fa in gita scolastica. E mi spiace dirlo ma ci hanno portato solo alla Certosa. Il nostro Paese dimentica troppo spesso i suoi eroi. Insomma, la Certosa è un capolavoro ma io non conoscevo Joe Petrosino e nessuno dei nostri accompagnatori ci ha parlato di un uomo, di un eroe che ha sfidato il sistema mafioso.
    Mi unisco a Fausto nel domandarmi se valga la pena lottare per questo Paese, troppo spesso ingrato. Io però, a differenza di Fausto, mi sento ormai disillusa. Citando una frase da La Meglio Gioventù, penso che l’Italia sia un Paese da distruggere.
    Mi auguro che al Sacrario ci sia la fila di visitatori! Quanti sacrifici in termini di vittime è costato il Risorgimento italiano eppure ogni giorno c’è chi fa di tutto per dividere questo Paese.
    Porterei queste persone in gita forzata per conoscere la storia di questi uomini.
    Bentornata Daniela!

    1. orsanelcarro

      Anche io la prima volta in gita alla Certosa alle elementari! Devo purtroppo ammettere che è uno dei Patrimoni UNESCO italiani più bistrattati, a parte la meteora nella puntata di Alberto Angela non la si sente nominare quasi mai in giro. Io non mi sono soffermata a raccontarne storie e aneddoti, ma ti assicuro che ce ne sarebbe da dire per ore, e vale assolutamente la pena visitarla!
      La casa di Joe la puntai proprio di proposito, lasciai l’auto lontano e attraversai tutto il centro storico di Padula (una piacevole passeggiata) per raggiungerla. E non ti dico la sorpresa nel trovarci il nipote a farmi da cicerone tra i ricordi di famiglia!
      Purtroppo no, almeno quando ci sono stata io il Sacrario era tristemente deserto, non ci resta che confidare nel potere attrattore della buona cucina cilentana dell’omonima locanda adiacente al Sacrario 😛
      Mi viene da sorridere (amaramente) attualizzando due dei pensieri più famosi di Massimo D’Azeglio, uno degli uomini che fecero l’Italia. Fu lui a formulare “Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani” (cosa che stiamo ancora aspettando) e fu anche lui a profetizzare “Meno partiti ci sono, meglio si cammina, beati i paesi dove non ve ne sono che due: uno nel presente, il Governo, l’altro nell’avvenire, l’opposizione”. Che ironia e che beffarda la storia visto com’è andata a finire, vero?
      Eh grazie per il bentornata Simona, ma questo post in bozze aveva fatto non una coltre di polvere, era proprio mummificato! 😛

  4. Daniele

    Bel pezzo di storia italiana! Conoscevo, anche se non a fondo, la storia di Joe Petrosino.
    E poi Little Italy, gangster e proibizionismo sono argomenti che mi hanno sempre attirato.

    Hai descritto alla perfezione questo secolo: “epoca delle coscienze dormienti, dell’ignoranza politica e dei litigi sui social”. Non solo i 300, ma tutti i nostri antenati si rivolterebbero nella tomba, schifati da quest’epoca.

    1. orsanelcarro

      Del Risorgimento purtroppo non se ne parla abbastanza, anzi, non se ne parla proprio! Mi batto la fronte al pensiero di paragonare un ventenne di oggi con un Mameli o con un pensatore patriottico dei tempi 🙁
      Il nipote di Joe è stato un narratore squisito, una visita che ricordo con piacere! E poi alla Locanda dei 300 ho mangiato da rivoluzionaria!!! 😛
      Grazie per il bel commento, Daniele 🙂

  5. Emily

    Conoscevo per sentito dire Joe Petrosino, ma non la sua storia, che ho trovato molto interessante. È la prima volta che arrivo sul tuo blog e l’ho trovato molto interessante, proprio per la tua capacità di raccontare i luoghi anche attraverso la loro storia. Complimenti!

    1. orsanelcarro

      Ciao Emily sei molto gentile, ti ringrazio e mi ha fatto piacere che tu mi abbia trovata grazie alla storia Joe! 🙂

  6. FEDERICO ROMANO DA BOLOGNA

    BUON GIORNO E OTTIMA INIZIATIVA.
    CON MERAVIGLIA APPRENDO CHE NON VIENE CITATO IL PALAZZO ROMANO IN PADULA PIAZZA 1°LUGLIO SEDE, A SUO TEMPO DEL COMANDO DEI TRECENTO. DETTA ABITAZIONE ABITAVA TUTTA LA FAMIGLIA ROMANO ED IN PERTICOLARE FEDERICO ROMANO,PROMOTORE E COLLABORATORE DI CARLO PISACANE.BREVEMENTE I TRECENTO GIUNSERO A PADULA E FECERO SOSTA AL PALAZZO ROMANO X STUDIARE IL DA FARSI, IMMEDIATAMENTE SI AGGRECARONO I FRATELLI SANTELMO COGNATI DI FEDERICO ROMANO………..
    TUTTI SAPPIAMO COME FINI MISERAMENTE IL CONFLITTO E QUINDI FEDERICO ROMANO, DOPO UNA LATITANZA SI COSTITUI CHIEDENDO DI MORIRE NELLA PROPRIA ABITAZIONE. LA STORIA NARRA CHE POI IL PALAZZO ROMANO FU BRUCIATI E DANNEGGIATO MA, POI RICOSTRUITO. CHI SCRIVE è FEDERICO ROMANO PRONIPOTE DEL FU FEDERICO ROMANO.DISPONIBILE A FORNIRE DETTAGLIATI RICORDI.
    GRAZIE
    P.S. DA TEMPO HO RICHIESTO AL MINISTERO DI RICORDARE LA FIGURA DI FEDERICO ROMANO CON LA EMISSIONE DI UN FRANCOBOLLO COMMEMORATIVO MA AD OGGI ANCORA NON HO RISPOSTE CERTE. MALADETTAMENTE QUESTA è L’ITALIA CHE NON AMO.

    1. orsanelcarro

      Gent.mo Federico, buonasera e grazie per la preziosa testimonianza. La meraviglia è anche la mia, considerando che sul posto non ho trovato notizie in merito a un itinerario tematico sui luoghi dei Trecento. Se avessi saputo della piazza, sede del Comando dei Trecento, del suo avo e del mirabile gesto, non l’avrei certamente mancata come tappa. Mi associo al suo disappunto, la considero una grave mancanza da parte di amministrazioni locali che forse sono ancora animate da spirito filoborbonico…
      Grazie ancora e W il Risorgimento!

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