Cronache dal castello: l’agonia del nazismo raccontata dal press camp Faber-Castell di Norimberga
Ci sono castelli che sembrano essere usciti da un sogno, e poi scopri che hanno assistito al più crudo dei risvegli.
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Ci sono castelli che sembrano essere usciti da un sogno, e poi scopri che hanno assistito al più crudo dei risvegli.
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Ci sono momenti nella vita in cui siamo chiamati a fare scelte importanti. Cambiare lavoro. Tagliare la frangetta. Prenotare un hotel.
E anche se la terza può sembrare la più innocente, vi assicuro che è la più subdola. (altro…)
L’eternità era un concetto che io applicavo alla dimensione cantieristica dell’A2. Una leggenda, un mostro mitologico, il simbolo immortale del fallimento italiano.
Fallimento, pensavo io.
Perché l’autostrada Salerno Reggio Calabria è finita, terminata. E il suo è anche un tracciato perfetto, dritto come la schiena degli operai italiani che hanno lavorato sul suo asfalto per oltre mezzo secolo.
L’essere umano possiede una straordinaria vocazione per l’arte del fare del male.
Ma per fortuna non siamo tutti degli spietati aguzzini che seviziano e umiliano gli esseri viventi. Esistono anche persone incredibili e dal cuore immenso come Cristina Lapis, la donna che ha creato il LiBEARty Sanctuary, un’oasi per ex orsi infelici nel cuore della Transilvania.
Rudy, Sissy, Birillo, Shadow, Argo…
Ci sono immagini che fanno male al cuore. Abbandonare un animale domestico è un atto da sciagurati, ma abbandonarne il ricordo lo trovo ancora più vergognoso. (altro…)
È una promozione eterna e che non prevede distinzioni di tratta, durata o stagione: con l’acquisto di ogni biglietto ferroviario, in omaggio ci sarà sempre un passeggero molesto, sgradevole e fastidioso.
Per me? Grazie, non dovevi!
Figurati, è solo un pensiero.
Appunto… non poteva rimanere solo un pensiero?
I souvenir di viaggio sono brutti. Ecco l’ho detto.
Acquistare un ricordino in grado di appagare il destinatario è un’arte, un talento.
O ce l’hai o non ce l’hai.
Non esistono purtroppo corsi o tutorial, il rischio di sbagliare è certo come la dubbia utilità dell’oggetto in questione.
E se a questo aggiungiamo le atrocità spesso vendute nei negozietti o sulle bancarelle, ecco che il souvenir può trasformarsi in un micidiale pretesto per spezzare amicizie, parentele, matrimoni.
Una linea ferroviaria non è soltanto un tracciato per viaggiare dal punto A al punto B.
I binari sono vivi (anche quelli “morti”), sentono, accumulano memorie, e a chi sa ascoltarli, raccontano cose.
Nei vecchi film western i guerrieri Apache erano in grado di sentire un convoglio a centinaia di chilometri di distanza soltanto accostando l’orecchio sul binario.
Al pari di una conchiglia che rimanda l’eco delle onde del mare, anche un binario canta di storie, di addii, di viaggi senza ritorno.
Ma questo succedeva fino al secolo scorso, oggi nell’epoca dell’alta velocità, un binario italiano mormora sommessamente di un Paese che non c’è più, un Paese per cui il fischio del treno era un suono carico di speranza.
La morte è la morte. È inaccettabile, è ingiusta, fa orrore. Eppure esiste un luogo in cui la morte sa essere ancora più orribile, più atroce.
Questo luogo si chiama no man’s land, la terra di nessuno.