Ali di sangue: il volo del drone killer
La foto, il cimitero, il drone killer.
Sembra il titolo di uno spaghetti horror di serie zeta, invece è la trama di una scommessa persa, e finita nel sangue.
La foto, il cimitero, il drone killer.
Sembra il titolo di uno spaghetti horror di serie zeta, invece è la trama di una scommessa persa, e finita nel sangue.
È vero, il progresso quando arriva asfalta e ricopre tutto, e spesso schiaccia tradizioni nate praticamente insieme all’uomo. E quando dico uomo intendo proprio l’uomo, il maschio.
Esatto… proprio quell’essere inferiore con la barba 😛
Diverse credenze legate al passaggio nell’aldilà vogliono che l’anima del defunto debba attraversare un ponte, precisamente il ponte di San Giacomo, tanto comodo e agevole per le anime buone, quanto sottile come un capello per quelle cattive.
Talmente sottile che puntualmente precipitano giù, nel baratro infernale.
Per me? Grazie, non dovevi!
Figurati, è solo un pensiero.
Appunto… non poteva rimanere solo un pensiero?
I souvenir di viaggio sono brutti. Ecco l’ho detto.
Acquistare un ricordino in grado di appagare il destinatario è un’arte, un talento.
O ce l’hai o non ce l’hai.
Non esistono purtroppo corsi o tutorial, il rischio di sbagliare è certo come la dubbia utilità dell’oggetto in questione.
E se a questo aggiungiamo le atrocità spesso vendute nei negozietti o sulle bancarelle, ecco che il souvenir può trasformarsi in un micidiale pretesto per spezzare amicizie, parentele, matrimoni.
Umberto è la mia parte maschia.
Sì, il lato maschile del mio carattere ha un nome di battesimo storicamente altisonante, e che in antico germanico significa “giovane orso”, o meglio, “orsacchiotto”. Ma a lui non diciamoglielo.
C’è stato un tempo in cui sono stata felice.
Era il 1922, l’alba di un fiorente momento storico, ed io allora ero la più bella, la più ammirata tra i campi, la più ambita.
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Una linea ferroviaria non è soltanto un tracciato per viaggiare dal punto A al punto B.
I binari sono vivi (anche quelli “morti”), sentono, accumulano memorie, e a chi sa ascoltarli, raccontano cose.
Nei vecchi film western i guerrieri Apache erano in grado di sentire un convoglio a centinaia di chilometri di distanza soltanto accostando l’orecchio sul binario.
Al pari di una conchiglia che rimanda l’eco delle onde del mare, anche un binario canta di storie, di addii, di viaggi senza ritorno.
Ma questo succedeva fino al secolo scorso, oggi nell’epoca dell’alta velocità, un binario italiano mormora sommessamente di un Paese che non c’è più, un Paese per cui il fischio del treno era un suono carico di speranza.
Lo ammetto, io ci speravo. A Nottingham mi aspettavo di vedere cavalieri, guardie del Re, fuorilegge in calzamaglia verde e tanto Medioevo… invece ho trovato un angolo d’Inghilterra moderno, vivace e con una spiccata vocazione alla movida.
Non che abbia disprezzato, ci mancherebbe. Tuttavia non mi sono persa d’animo, ho dato ugualmente la caccia a Robin Hood, e alla fine l’ho trovato.
La morte è la morte. È inaccettabile, è ingiusta, fa orrore. Eppure esiste un luogo in cui la morte sa essere ancora più orribile, più atroce.
Questo luogo si chiama no man’s land, la terra di nessuno.
Credere è un affare gratis, e come tutte le cose che non si pagano, mi provoca diffidenza, sospetto e scetticismo.
È facile colmare il vuoto morale con l’arte della devozione. La fede l’ho sempre trovata un ascensore comodo e gratuito per raggiungere la cima dopo aver toccato il fondo.
In qualità di non credente spesso mi ritrovo a entrare nella Casa del Signore nella condizione di essere priva di qualunque coinvolgimento.
E così osservo. (altro…)